Diario di un viaggio a metà

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Parte 5

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Il viaggio a ritroso per ritornare a nouakchott è un'altra esperienza che merita essere narrata; ormai si è fatto buio, per la strada in direzione ovest non passano che auto e loro, pur rendendosi disponibili ad accompagnarmi alla capitale per una modica cifra, non sono in grado di trasportare la moto. Ad un certo punto passa un pick up, la guardia si piazza in mezzo alla strada e con una torca fa segno di fermarsi al veicolo, un toyota pick up con il cassone piuttosto piccolo e gia' ingombro di persone, bagagli e animali, non mi illudo che questo sia il mio passaggio ma assisto incuriosito al dialogo tra il mio angelo custode e l'autista del mezzo.
"Quanto vuoi offrire??" mi chiede la guardia in francese
io lo guardo confuso e gli faccio vedere i pochi oumiya che ho in tasca, lui ne prende 20000 "non offrirne di più, ora vieni, devi fare tu l'offerta!" aggiunge poi

L'autista non parla francese, gli metto in mano i 20000, lui li guarda, temporeggia, poi accetta. Una stretta di mano a sancire l'accordo e via, viene svuotato il cassone, i nove occupanti del mezzo caricano a braccia la moto, di nuovo su i bagagli, la capra e i passeggeri e si parte
"saremo a nouakchott, all'albergo Mercure alle 8 domani mattina, inchallah"

Una magia la notte, io soffrivo molto per la contusione al fianco, il viaggio era davvero faticoso ma nel momento del riposo tutto cambia. Mi viene offerta una stuoia sulla quale dormire e una coperta con la quale ripararmi dal freddo della notte. Fermi sul ciglio della strada, nonostante la disavventura, mi sono sentito in pace con me stesso, felice di aver intrapreso questa avventura, con una brezza ad alleviarmi il dolore e un soffitto di stelle come non avevo mai visto in tutta la mia vita.

Un viaggio carico di emozioni, ma anche di grandi incertezze, non ho ancora valutato i danni e quindi non ho idea se sarò in grado di rientrare in Italia per conto mio o se piuttosto dovrò cercarmi un trasportatore che si occupi dello sdoganamento e della spedizione via nave della moto.
Verso le nove arriviamo all'hotel, una costosissima oasi di pace occidentale nel caos di una capitale Africana, qui dopo aver preso possesso della bella camera con aria condizionata (l'unico lusso di questo viaggio, ma melo merito) e essermi risistemato con una coca cola ghiacciata e una doccia infinita scendo nel parco a valutare i danni e gli eventuali interventi per riportare la moto in condizione di viaggiare in sicurezza.
Tutta la strumentazione è in pezzi, il manubrio è piegato, le valigie sono distrutte e un corpo farfallato deve aver preso una botta ed è un pochino sfarfallato.

Con l'aiuto di Miguel, in giro per la città a recuperare qualche pezzo di fortuna per risistemare un pochino qui e la, riesco a raffazzonare il minimo indispensabile, fissando con fascette metalliche le valigie e rifacendo con un cemento bicomponente la leva della frizione. Una prova in giro per la città e con un sorriso a trentadue denti annuncio che posso tornare a casa sulle mie ruote!
Un'altra piccola lezione ho imparato, è mille volte meglio il nastro americano e le fascette che una assicurazione per la moto, in questi paesi non esiste una rete che possa prelevarti come farebbe europe assistance da noi, al più potrebbe aiutarti nel rimpatrio del mezzo una volta che questo è alla capitale o in una città importante (in questi stati l'unica città che possa essere presa come riferimento è solamente la capitale, le altre città di una certa dimensione sono poco più che distaccamenti privi di ogni servizio significativo) e se nelle valigie non trovi posto per questi due accessori di fortuna, lascia a casa due paia di mutande!

 

     
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