Diario di un viaggio a metà
Viaggiatore: Matthias |
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Racconto del viaggio: Premessa: Non ho la pretesa che venga apprezzato per la sua grammatica, non solo al tempo della scuola non ero proprio interessato ma ho anche smesso a 15 anni... |
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E' incominciata! Alla fine è incominciata.
E' con una sensazione strana che questa mattina mi sono svegliato, erano
le quattro e mezza quando la sveglia ha berciato il suo impietoso lamento
e diversamente dal solito, quando per svegliarmi servono le cannonate,
sono scattato dal letto lucido e impaziente. Il destino però è
stato ancora una volta beffardo e un velo di tristezza cala sull'iniziale
momento d'euforia, è il momento del saluto all'unica persona che
mi mancherà ogni singolo attimo, ogni momento da condividere, di
gioia o di difficoltà di questo lungo viaggio, è il momento
di stringere Silvia per l'ultima volta per le prossime settimane e partire
perché il programma è cambiato, questa volta non potrà
seguirmi. |
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Ha più l'aspetto di un trapasso verso gli inferi, con
le anime dannate oltre i cancelli, che una frontiera, ma questa è
una comoda porta verso l'Europa per le centinaia d'immigrati che cercano
di oltrepassare le alte e appuntite recinzioni che ricordano più
un perimetro di un campo di concentramento che un posto di frontiera e non
ci si può aspettare altro che gente con nulla da perdere che spera
di attraversarli. Le formalità qui non presentano particolari difficoltà e in poche ore posso incominciare il mio viaggio; Rimango stordito dalla cacofonia di suoni prodotta dalla moltitudine qui e una sensazione di leggero disagio mi chiude lo stomaco, sono piuttosto stanco e la giornata molto calda e afosa non mi aiuta affatto. Per un momento penso anche a che cosa ci sto facendo io qui... Un grosso respiro, tabula rasa nei pensieri e via, mi serve un po' di solitudine per rimettere insieme le idee e i 500 chilometri di deserto che mi separano dalla sorgente dove intendo dormire questa notte sono quello che ci vuole. Ho ancora una volta le ruote in terra africana, questa volta però a occidente, alle porte del Sahara, con tanta voglia di svolgere bene il compito che mi è stato assegnato ma consapevole che non sarà affatto semplice. |
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Mi avevano avvisato che la parte interna del Marocco, dalle brulle montagne desertiche del Nord Est alla catena montagnosa dell'Anti Atlante, in questo periodo dell'anno era molto calda e in effetti le temperature sulla strada per raggiungere la Source Bleue de Meski, passando dal piccolo Missour e dall'ordinata Ar Rachidia si sono sempre mantenute ben al di sopra dei quaranta gradi. Nonostante cio' la solitudine e il deserto ha del miracoloso sul mio stato d'animo, ridandomi la serenità per proseguire il viaggio con i giusti presupposti. Avanti tutta. Attraversando le Gorges du Ziz, poco oltre il tunnel du Legionaire, l'unica
galleria del Marocco, mi fermo per scattare una foto agli ingegnosi canali
scavati dall'uomo per portare l'acqua in tutta la larghezza della depressione
consentendo così una rigogliosa vegetazione anche nei periodi più
secchi dell'anno quando un bambino mi avvicina, uno dei tanti bimbi che
vendono frutta, datteri e uva in prevalenza, sul ciglio della strada per
offrirmi la sua mercanzia dall'aria invitante, non me la sento però
di rischiare, per me la malattia del viaggiatore è qualcosa di
più che un fastidioso contrattempo, non ho tutti gli agi per permettermi
le conseguenze derivate da leggerezze su cibi e acqua non adatti al delicato
equilibrio intestinale di noi occidentali. Gli offro però un panino
che mi tenuto per sicurezza e comincio a chiacchierare con il bimbo dal
sorriso grande come una casa della scuola, di che classe frequenta. Mi
faccio accompagnare così dal maestro della piccola scuola composta
solamente da due classi e sotto una tenda in compagnia di qualche adulto,
tra i quali il maestro appunto e il responsabile del piccolo centro medico
donato loro da una ong americana, mi viene offerto thè bollente
accompagnato da gustose ma salatissime arachidi e raccolgo così
le prime informazioni sulle loro necessità; Hanno la scuola ma
non hanno libri, hanno il centro medico ma non hanno nulla se non qualche
garza e cerotto, mancano perfino generi indispensabili come gli antibiotici
generici e le siringhe. |
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Al bordo di una piscina naturale nel mezzo di un palmeto
da sogno, la luna piena ad illuminare il mio taccuino mi rilasso e mi
godo questo momento di serenità e quiete ora che tutti i vocianti
turisti sono andati via.
Arrivo a Zagora sul fare della sera, provato dal forte caldo che spesso supera i 45 gradi e dall'aria secca che irrita ogni cosa, le labbra, gli occhi, devo concentrarmi sempre per respirare a bocca chiusa, altrimenti in pochi istanti mi secca anche in bocca provocandomi un forte senso di sete. Alle porte dell'officina capeggia un adesivo di Bambini nel Deserto impossibile da non vedere, l'accoglienza è molto piacevole, come al solito a base di thè. Due chiacchiere, scarico la moto e si va a cena a casa di Aziz, il proprietario. Finalmente a mitigare il clima torrido arriva la sera e con una leggera brezza a tenermi compagnia, una abbondante cena nello stomaco a base di "non potrò mai sapere cosa" vado a dormire, all'aperto, sulla terrazza insieme agli inservienti dell'albergo. Come al solito sono in viaggio prima del sorgere del sole, sono le cinque
e una leggera frescura mi accompagna in questa prima parte di viaggio.
Voglio arrivare ad Agadir e li cercarmi un posticino dove passare la serata
al fresco dell'oceano, ma è talmente forte l'emozione che quando
ci arrivo non ce la faccio a fermarmi e proseguo verso sud. Ho ormai superato
il caldo torrido dell'interno del paese, qui ora è un vento fresco,
carico di salsedine e umidità che mi spinge con vigore sulla transahariana
verso il Sahara occidentale. In testa ormai ho il camping di Paul Italiano,
in riva all'oceano in uno di quei punti dove la spiaggia prende il posto
delle alte scogliere. Ma prima di arrivarci mi aspetta ancora una prova
da superare, la strada abbandona nuovamente il litorale per scavalcare
una bassa catena montuosa. La temperatura supera abbondantemente i 50
gradi, devo procedere con più calma perché il calore dell'aria
addosso è intollerabile e il vento ora proviene dall'interno, scagliandomi
in faccia gli invisibili granelli di sabbia che porta con se. |
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Parte 1 |
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