Viaggio in Francia

FRANCIA - Agosto 2006
6 Agosto (km108)

Il tanto agognato giorno è arrivato, abbiamo prenotato dei posti sul treno Salerno-Torino, che trasporta anche moto, per evitare trasferimenti noiosi. Dobbiamo trovarci alla stazione ferroviaria di Roma tiburtina verso le 21:00, il tempo è pessimo, piove forte, mi viene da ridere, vuoi vedere che ci becchiamo la prima acqua nel pittoresco tragitto cinecittà-tiburtina?
Fortunatamente verso le 20 smette di piovere, quindi ci dirigiamo verso la stazione. La mia configurazione da viaggio comprende le due borse rigide originali (ognuna da 29lt) ed una borsa da serbatoio, mentre Ema ha il solito zainetto fissato col ragno sul sedile posteriore ed un altro molto piccolo dietro le spalle. Ho qualche preoccupazione su come verranno fissate le moto, non conosco esperienze precedenti, invece va meglio del previsto. Le moto vengono caricate sugli stessi vagoni che portano le macchine, due per ogni fila. Seguo e partecipo alle operazioni di carico/fissaggio delle moto, vengono posizionate due barre di ferro per terra, una davanti la ruota anteriore e l’altra dietro quella posteriore, quindi vengono usate quattro cinghie (quelle usate per le serrande) per ogni moto, ognuna fornita di martinetto per tesarle.
Finite le operazioni di carico, andiamo ad attendere il treno, il personale che ha caricato le moto ci consiglia, per sicurezza, di togliere i bagagli, dato che il treno si ferma in molte stazioni, quindi ci carichiamo tutte le nostre masserizie, caschi compresi, ed entriamo in stazione. Il treno arriva in orario, ci sistemiamo in cuccetta da quattro posti, due già occupati da una anziana coppia. Scambiamo quattro chiacchiere con loro, sono due pensionati di Ivrea, emigrati negli anni sessanta per lavorare alla Olivetti, tornati dalle vacanze nella loro terra di origine, vicino Salerno. Storia simile a quella di molti altri, che hanno lasciato i loro paesi e le famiglie per andare a lavorare altrove. La notte passa in un lampo, dormo saporitamente fino a Torino, dove arriviamo puntuali alle sette del mattino.

7 Agosto (km 276)

Le operazioni di scarico sono un po’ lunghe, ma tutto fila liscio, le nostre moto sono come le abbiamo lasciate, senza nessun danno. Carichiamo i bagagli, salutiamo gli altri motociclisti in attesa come noi, e partiamo. Il cielo è azzurrissimo, tanto sole e temperatura primaverile, quale miglior auspicio per iniziare un viaggio? Attraversiamo Torino e puntiamo verso Cuneo, adagiata sui piedi delle Alpi, in lontananza sulla destra si staglia, imponente, il Moncenisio.
Passiamo Vinadio e saliamo per il colle della Maddalena, la strada è stupenda, guidiamo ‘ rotondo’, godendoci il panorama. Al passo della Maddalena (Col de Larche per i francesi, 1948mt) ci fermiamo per qualche foto, mi fa un certo effetto notare il primo cartello in francese che ci da il benvenuto nel dipartimento Alpes de Haute Provence, (regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra), Abbiamo aspettato molto, due anni, per tornare in Francia, ed ora non ci sembra vero! Scendiamo per la D900 e dopo 35km arriviamo a Barcellonette, dove pranziamo ed aspettiamo gli amici con i quali faremo il viaggio. Sono partiti da Bologna il giorno prima, e contano di raggiungerci qui per l’ora di pranzo. Mangiamo e nel primo pomeriggio veniamo raggiunti dai nostri amici, Carlo e Cristina su Kawa ZRX1200S e Max su fazer 600. E’ tanto che non ci becchiamo, quindi è con grande piacere che li saluto. Si riparte verso le quattro, il programma è di pernottare nella zona di Castellane. Il nostro itinerario prevede di fare il colle dell’Allos, visto che la strada che porta al col della Bonnette la conosciamo già. Prendiamo la D902 e dopo un paio di km la lasciamo per prendere a dx la D908 che sale sul colle. Fino al passo sono circa 20km, la strada è ben asfaltata ma molto stretta, il panorama che ci si presenta però, è veramente spettacolare.
Ne abbiamo fatti di passi da queste parti, ma questa salita è una delle più incredibili che abbiamo fatto, il paesaggio ha una profondità mai vista, montagne e boschi che si perdono in lontananza. Arriviamo al Col d’Allos (2250mt) e ci fermiamo. Tira un vento molto forte, il panorama è bellissimo. I primi 7 km di discesa sono molto impegnativi, strada strettissima e tornanti secchi, uno dietro l’altro, che ci impegnano molto, tra l’altro non c’è nessun tipo di protezione. Dopo Allos la strada spiana e si allarga, passato Colmars, la D908 devia verso sinistra e sale restringendosi molto. Scendendo osserviamo il paese di Meailles, abbarbicato su un costone roccioso profondo e lunghissimo, Carlo mi dice che è una conformazione geologica particolare. Scendiamo fino ad Annot, dove decidiamo di fermarci, siamo stanchi, sono molte ore che stiamo in moto, quindi rinunciamo ad arrivare fino a Castellane, e cerchiamo un albergo, dove staremo per due notti. Lo troviamo subito, nella piazza centrale e ci sistemiamo. Cena con disquisizioni varie sul nostro primo giorno di vacanza così intenso.

Percorso

SALITA AL COLLE DELLA MADDALENA

SALITA VERSO IL COLLE D’ALLOS

8 Agosto (km 354)

Ci alziamo dopo la giusta dormita del motociclista, facciamo colazione e partiamo. Oggi sono previste le gole del Daluis, quelle del Cians, quindi il Verdon. Il cielo è coperto, ci saranno 20°, forse meno. Prendiamo la N202, dopo 7km prendiamo a sx D902 ed entriamo nelle gole del Daluis. I primi 10km sono bellissimi da fare ad andatura allegra, poi la strada si stringe ma il panorama diventa bellissimo, rocce rosse e le gole che diventano sempre più profonde, ci sono alcuni punti dove in galleria si va solo in un senso, e l’altro senso passa esternamente, intorno al tunnel. Facciamo varie soste per goderci il panorama, naturalmente incrociamo frotte di motociclisti stranieri. Notavo il loro passo, la maggior parte va molto piano, ci sono molti tedeschi, anche italiani e francesi, da come sono attrezzati si vede che sono motociclisti esperti, probabilmente la loro andatura è dovuta al fatto che se uno sta in vacanza e magari deve percorrere 4/5000km, i problemi e/o pericoli non se li va a cercare, intelligenza e buon senso usati bene. Arriviamo a Guillaimes, dove finalmente troviamo una pompa di benzina.. Cade qualche goccia, prendiamo la D28 verso Valberg, a Beuil devia a dx per entrare nelle gole del Cians. Sono 22km fino a riprendere la N202. Sono meno belle delle precedenti, ma si sta sempre dentro un ambiente fascinoso, di rocce rosse e belle strade poco trafficate. Riprendiamo la N202 a dx e dopo una trentina di km, passato l’incrocio per Annot, la N202 comincia a salire seguendo il corso del Galnge. Questi primi km sono stupendi, la strada è molto larga e le curve sono tutte a gomito, volendo si possono tirare delle pieghe pazzesche. Si passa il Col de Toutes Aures, e si scende verso il lac de Castillion. Mi fermo a fare delle foto e da sopra vedo la strada che tra poco prenderemo e che ho già fatto due anni fa, la D955, che dopo 13km, costeggiando il lago, arriva fino a Castellane. Un vero motard, a questo punto, scaricherebbe la moto di tutti i bagagli e orpelli vari e passerebbe tutto il pomeriggio qui, perché siamo di fronte ad uno dei tratti più belli della zona, per dare gas e grattare tutto quello che c’è da grattare sulla parte inferiore di una moto. Curve una dopo l’altra, saliscendi, asfalto perfetto, una vera manna! Noi comunque facciamo del nostro meglio per divertirci, contando anche il fatto che questa è zona balneare, fortunatamente il tempo non è granchè e c’è poca gente in giro. Arrivati a Castellane ci fermiamo per il pranzo, comincia a piovere a dirotto, ne viene giù tanta, quando finiamo di mangiare la strada è allagata ma piove poco. Proviamo lo stesso ad andare verso le celeberrime Gole del Verdon, prendiamo la D952, la pioggia non smette un attimo, tra l’altro c’è molto traffico, quindi non è per nulla divertente fare questo tratto. Arriviamo giù all’incrocio prima di Moustiers, aspettiamo gli altri. Li vediamo arrivare, purtroppo all’ entrata della rotonda, una macchina non vede la Kawa, gli specchietti si agganciano e la moto cade in terra, da fermo. Nessun danno alle persone, la moto perde lo specchietto sx e fuoriesce una freccia. La macchina francese fa per andarsene, ma cambia idea subito dopo e si ferma, perché era apparso, per magia, una profonda ammaccatura sul cofano! Nel frattempo ha smesso di piovere, io ed Ema lasciamo i nostri amici quando sono rimaste solo le questioni burocratiche da sistemare e torniamo indietro, rinunciando a fare l’altro versante delle gole, visto che la strada è molto bagnata e che comunque il posto lo conosciamo già. Prendiamo la D957, dopo 10km, invece di deviare a sx e prendere la D19 per le gole, proseguiamo. La temperatura è piuttosto alta, questo fa si che la strada sia già asciutta, quindi seguiamo un andatura spedita, deviamo a sx per la D6, strada secondaria ma immersa in una fitta boscaglia. Arriviamo a Draguignan, cittadina piuttosto grande dove peniamo non poco per trovare un distributore. Riprendiamo la D 955 per Castellane. Anche qui strada scorrevole e interessante, si attraversano le gole de Chateaudouble, a Comps-s-Artuby deviamo a sx. Si sta facendo buio, però il cielo si è schiarito, quindi sfruttiamo tutta la luce per fare più strada possibile, arriviamo a Castellane (noto cheè gemellata con Pescasseroli!!!!) verso le 21. Dobbiamo fare la strada per arrivare ad Annot, dove abbiamo l’albergo, purtroppo ho lasciato la cartina agli amici rimasti indietro, quindi vado a occhio. Sbaglio incrocio e facciamo dei km a vuoto, dopo aver chiesto informazioni, riusciamo a trovare la strada giusta….arriviamo ad Annot alle 23, fortunatamente troviamo un bar aperto che ci fa mangiare qualcosa. Andiamo a dormire a mezzanotte!

Percorso

GOLE DEL DALUIS

LAGO DI CASTILLON

9 Agosto (km 351)

Dopo la giornata precedente, ci risulta faticoso riprendere il viaggio, ce la facciamo solo verso mezzogiorno! Riprendiamo la N202 e poi la D955 fino a Castellane, dove prendiamo a dx la N85, più nota con il nome di Route de Napoleon. Arriviamo a Digne-les-Bains con un andatura allegra, qui lasciamo la N85 e proseguiamo per D900. Il panorama è di ampio respiro, con campagne in quota e saliscendi continui. Passato il Col St Jean, la strada scende dolcemente verso il lac de Serre-Poncon, che appare poco dopo alla vista, stupendo, azzurro, e circondato da colline. A questo punto la D900 si divide in due, noi prendiamo a sx fino a scendere al livello del lago, a les Celliers prendiamo a dx la D3, che costeggia il lago. Il tempo è splendido e la strada è molto vicina alle sponde, fa piuttosto caldo, non ci starebbe male un bel bagno, resistiamo. La strada sale bruscamente fino alla sommità della diga, enorme, che domina il lago. Ci fermiamo a mangiare, i nostri amici sono partiti dopo di noi, hanno riparato lo specchietto e la freccia rotti il giorno prima e sono pochi km dietro di noi. Dato che prevediamo di fare tardino anche stasera, con Ema decidiamo di cercare un albergo, nella zona dove arriveremo (intorno a Grenoble). Io mi ricordo di aver segnato nel mio taccuino, un paio di indirizzi utili, presi dallo speciale di Motociclismo di luglio/agosto, uscito agli inizi di agosto, dove c’è un itinerario nel Vercors, dove andremo domani. Quello che ci ispira di più è quello di Choranche, il proprietario è un motociclista, telefoniamo e fissiamo le stanze.
Ripartiamo, a Chorges prendiamo la N94 e a Gap riprendiamo la Route de Napoleon. Qui la strada è ancora bella, ma è un misto largo di quelli che a me non piacciono molto, li dovresti fare a 200km/h per divertirti veramente, comunque la percorriamo ad andature allegro/andanti, tra i 140/160km/h, belle sensazioni! Nel frattempo siamo entrati nella regione Rodano Alpi, dipartimento dell’Isere. Prima di Vizille, la strada assume una pendenza a scendere pazzesca, sono svariati km che faccio senza gas a forte velocità, è pieno di cartelli che consigliano prudenza. Poco prima di Grenoble prendiamo una superstrada, fortunatamente i francesi non lesinano indicazioni, e noi sappiamo dove andare. Usciamo dalla superstrada e prendiamo la N 532, a Sassenage prendiamo finalmente la D531 che entra nel Parco Naturale Regionale del Vercors, nostra prossima tappa. La strada sale, tra blocchi enormi di roccia chiara, poi entra nelle gole d’Engins, molto ampie e verdi, assolutamente prive di traffico. Arriviamo in un altipiano molto bello, sembra di stare in val di fassa, molto verde, pascoli, baite di legno, arriviamo a Villard de Lans. A questo punto la D531 entra nelle Gole de la Bourne. Sono gole molto strette e spettacolari, in alcuni punti le rocce sopra di noi coprono quasi tutta la carreggiata, il sole sta scendendo, e dà un aspetto spettrale a questo posto. Attraversate le gole scendiamo fino a Choranche. Geroges, il proprietario dell’albergo, ci sta aspettando sulla strada, e ci indica dove entrare e mettere le moto a fianco della sua Vstrom 650. L’albergo si trova in questo paesino, tra montagne rocciose molto alte e a fianco di un ruscello, posto incantevole. Georges è simpaticissimo e disponibile, purtroppo parla solo francese, quindi per me c’è poco da fare. Prendiamo la stanza ed aspettiamo i nostri amici. Arrivano all’imbrunire, loro parlano il francese, quindi c’è modo di intrattenere conversazione con Georges, che naturalmente conosce questi posti come le sue tasche e ci indica i posti da vedere. Purtroppo ci conferma che la strada delle Grands Goulets è chiusa per lavori, ma ci indica anche strade alternative da fare. L’albergo dove ci troviamo si chiama Jorjane, dal nome di Georges e quello della moglie Jane, che si occupa della cucina. Che dire, se Geroges è in gamba con la moto, come la moglie tra i fornelli….stiamo a posto. Infatti la cena è di altissimo livello, per circa 17€ a testa, mangiamo delle prelibatezze da grandi cucine, dai tortellini al formaggio (questa zona è famosa per i formaggi e le noci) a bistecche e insalate varie, nonchè dessert da leccarsi i baffi. I tortellini assomigliano ai nostri, infatti apprendo che è un’eredità degli immigrati veneti e lombardi che qui facevano i boscaioli a cavallo delle due grandi guerre. E’ la cena migliore di tutta la vacanza. Dopo cena, conversazione nella stanza dei nostri amici, alla quale è annesso un ‘terrazzino’ che ad occhio occuperà circa 40mq! Fa piuttosto freddo, quindi decidiamo di andare a dormire.

Percorso

GOLE DE LA BOURNE

LAGO DI SERRE PONCON

ALBERGO A CHORANCHE

10 Agosto (km 224)

Siamo stati così bene qui che vorremmo restare ancora, purtroppo Georges ci dice che non ha stanze disponibili per la notte, evidentemente siamo stati molto fortunati a trovare posto la notte precedente per cinque persone. Salutiamo i proprietari con un po’ di tristezza, risaliamo per le gole de la Bourne e scendiamo per la D103 verso La Chapelle, dove Georges ci ha detto che troveremo da far benzina, entriamo nel dipartimento del Drome. Le strade qui sono tutte in mezzo le rocce, scoscese, e sono state scavate a mano dai boscaioli, all’inizio del secolo, per il trasporto dei tronchi tagliati. Passato il col de Lachau (1337mt), proseguiamo per D199 verso il Col de la Bataille. Il tempo è bello, ma tira un vento fortissimo, la temperatura è piuttosto bassa, siamo costretti a metterci l’imbottitura invernale. Sul al colle ci fermiamo per le foto di rito, il vento è così forte che ci sposta con tutte le moto! Scendiamo giù a Leoncel, dove ci fermiamo a mangiare le solite insalate e/o omelette comunque squisite. Questa zona sembra un alpeggio, ricca di pascoli e piena di boschi. Dopo mangiato ripartiamo, raggiungiamo il Col de Limouches facendo la D70 prima e la D68 poi. Siamo entrati nel Sud Gresivaudan, campagna pianeggiante, famosa per le noci ed il San Marcellin, formaggio cremoso molto buono. Prendiamo la D125 e poi la D101, quest’ultima è totalmente immersa nel verde e sale su verso il Col de Tourniol, piuttosto stretta e con dei tornanti strettissimi che raramente mi è capitato di trovare, facciamo una sosta a metà strada perché è una guida veramente impegnativa. Riscendiamo a Leoncel e, sempre per la D70, arriviamo St Jean en Royans. Sosta ristoratrice e poi via verso il Combe Laval. Questa strada è veramente la più spettacolare di tutta la zona, pareti scoscese,
altissime (oltre 200mt) dove è stata scavata questa stradina piena di gallerie, larga al massimo 3,5mt, che porta su fino al Col de la Machine (1011 mt). E’ senz’altro una delle strade più incredibili che abbia mai fatto. Sono d’obbligo varie soste per fare foto, ne vale veramente la pena. Proseguiamo per la D76 e saliamo fino al col de Rousset (1254 mt). La discesa è particolare, una serie di tornanti molto larghi e regolarmente intervallati che portano fino a Die, coprendo un dislivello di più di 1000mt in 20km. Arriviamo a Die intorno alle 20, peniamo un po’ per trovare alloggio, ma alla fine ci sistemiamo per la notte.

Percorso

COMBE LAVAL

VERSO COL DE LA BATAILLE

COL DE ROUSSET

11 Agosto (304 km)
Partiamo verso le 10 e ci dirigiamo a sud, lungo la D93, che lasciamo dopo qualche km per prendere a sx la D539, passata Chatillon en Diois (si pronuncia diuà, è il nome della zona dove ci troviamo), prendiamo per le gole des Gats, posto brullo ma caratteristico, la strada sale fino al Col de Grimone (1318 mt) per poi scendere ed incrociare la N75, svoltiamo a sx e la percorriamo verso nord per circa 22 km. Questo tratto sarebbe molto bello e curvoso, se non fosse per il grande traffico che incontriamo, evidentemente è un collegamento molto usato, ma noi non siamo abituati a questo traffico. Prendiamo la D7 a sx e ritorniamo verso Chatillion passando per il Col de Menee (1402 mt). Questo tratto è pieno di vegetazione rigogliosa, e lo percorriamo piacevolmente ad andatura turistica. A Chatillion ci fermiamo per pranzare e fare benzina. Torniamo sulla D93 e dopo 12km deviamo a dx per la D61. In questa zona abbiamo tracciato un itinerario che passa attraverso i campi di lavanda, e che tempo fa trovai casualmente su internet, descritto da una famiglia che ci era stata in camper. Oltretutto non è segnato come strada della lavando o cose del genere, quindi siamo curiosi di farla. La strada è pianeggiante e sempre con ottimo asfalto, lasciamo la D61 a sx per inboccare la D25. Questa strada è segnata sulla cartina come strada secondaria infatti è stretta ed il traffico è completamente assente. Saliamo fino al Col de Pommerol (1072 mt) e arriviamo a Rosane. Qui prendiamo la D994 verso est e dopo un paio di km deviamo a dx per la D949. Da qui inizia il tratto che attraversa immensi campi di lavanda. Naturalmente in questo periodo non c’è più la fioritura, ma lo spettacolo è bello lo stesso, ogni tanto ci arriva l’odore forte della lavanda, talvolta fortissimo. Facciamo parecchi km senza incontrare praticamente nessuno, solo campi coltivati a lavanda, qualche fattoria. Incontriamo un paio di centri dove raccolgono la lavanda, notiamo delle grosse ciminiere fumose. Non conosco il metodo di trattamento della lavanda, forse viene essiccata, o chissà cos’altro, mi informerò. Percorriamo ancora la D116 e la D170, i Colli du Reychasset e di St Jean, tutti intorno ai mille metri di altitudine, i campi di lavanda quassù sono in parte ancora fioriti e sono da vedere. Immagino cosa deve essere passare da queste parti nel periodo della fioritura (credo luglio), penso sia uno spettacolo, da programmare un giro solo per questo. Attraverso la D542 arriviamo a Sederon (ebbene sì, questo è il suo nome!), dopo un po’ deviamo a sx e saliamo fino al Col de l’Homme Mort (grattattina….non si sa mai), passiamo a Ferrassieres ed arriviamo a Sault. Purtroppo io ed Ema ci perdiamo di vista, io mi fermo a fare delle foto mentre lei continua, ma nonostante tutti e due sappiamo la strada da fare, non ci troviamo, naturalmente i cellulari non servono ad un tubo. I nostri amici li abbiamo lasciati la mattina per fare un altro giro, ci riuniremo la sera, quindi affrontiamo in solitaria il famoso Mont Ventoux, in definita, penso, è un passo come un altro….neanche per sogno! La giornata è splendida, ma sono circa le 19, e credo che lassù farà freddo, quindi prima di affrontare la salita, mi metto l’imbottitura invernale e parto. La salita fino in cima sono 26km, i primi scorrono veloci in mezzo ad una campagna stupenda, vegetazione bassa, campi di lavanda, dopo si entra in un bosco molto fitto, la strada comincia a salire un po’, mi attraversa la strada un gruppetto di cinque cinghialetti, fortunatamente non vedo la madre, quando la vegetazione finisce si entra in un paesaggio inaspettato, assenza totale di vegetazione e la montagna sembra un ammasso di ciotoli ammucchiati a mano con delle pale. La strada si allarga e gli ultimi 7 km sono con pendenza fissa tra 7/8%, il vento è molto forte e
fa freddo perché il cielo è nuvoloso, arrivo in cima, il passo si chiama Col des Tempetes (1841 mt), per Mont Ventoux si intende tutto il massiccio. Mai nome fu più indicato, tira un vento che mi sposta violentemente, riesco a malapena a fare una foto, risalgo in moto e inizio la discesa, spalmato sul serbatoio, dietro il cupolino. La situazione su quest’altro versante è ancora peggio, fortunatamente la strada è deserta, però molto ripida, e quindi posso scendere molto vicino alla corsia interna per ripararmi dal vento, dopo qualche km torna il sole ed il vento cala. Arrivo a Malaucene mi fermo e cerco di chiamare Ema, ma non risponde, in compenso il resto del gruppo è già a Vaison-la-Romaine con l’albergo fissato. Aspetto un po’ e finalmente sento l ’inconfondibile rumore dello scarico della R6 di Ema, non deve essere stato bello per lei, passare li su da sola, oltretutto con quel vento, lei che è un fuscello. Infatti ci fermiamo ad un bar e tira fuori tutta la sua rabbia, che più che altro era l’adrenalina accumulata sul Ventoux. Gli avventori del bar osservano divertiti la scena, io mi difendo dicendo che le femme italiane sono fatte così! Raggiungiamo i nostri amici a Vaison, sono stati fortunati a trovare l’alloggio, gli alberghi della zona sono tutti pieni, in questo caso l’albergo ci ha dato affittato un alloggio privato, su due piani con tre stanze e terrazzo per 105€ a notte. La sera ceniamo molto bene in un ristorante marocchino e poi a nanna.

Percorso

VERSO IL MONT VENTOUX

MONT VENTOUX

LAVANDA

12 Agosto (142 km)

Oggi giornata dedicata a visitare i dintorni, Carpentras e soprattutto Avignone. Non starò naturalmente qui a parlare della città, distesa sul Rodano, famosa soprattutto per il suo Palazzo dei Papi, informazioni a riguardo si possono trovare ovunque, ma dico che vale sicuramente la visita. Tra andata e ritorno da segnalare ampi vigneti con della bella uva rossa, e in lontananza la cima del Ventoux, con la sua perenne nuvoletta sulla sommità, mentre il resto del cielo è completamente sereno.

VAISON LA RoMAINE

AVIGNONE – PALAZZO DEI PAPI

13 Agosto (230 km)

Lasciamo Vaison dopo due piacevoli pernottamenti, e puntiamo diretti verso ovest, via D94 arriviamo a Pont St Esprit, bellissimo paese sul Rodano, entriamo nella regione del Rhone Alpes, dipartimento dell’Ardeche, risaliamo verso nord per la N86, quindi a St Just prendiamo a sx la D290, che attraversa tutte le gole dell’Ardeche fino a Vallon Pont d’Arc per 42km. All’ inizio troviamo dei cartelli dedicati ai motociclisti che invitano alla prudenza, segno inequivocabile che stiamo per fare una strada adrenalinica. Infatti così è, una quantità incalcolabile di curve strette e asfalto perfetto, c’è un certo traffico ma ci si diverte alla grande. Le gole prendono naturalmente il nome del fiume che le ha disegnate, sono molto profonde, ci sono delle anse strettissime e la strada ne segue pedissequamente il profilo. La vegetazione è bassa, non ci sono né paesi da attraversare ne incroci, quindi tutto fila liscio fino al famoso Pont d’Arc, un ponte naturale di roccia che passa sopra il fiume e si trova alla fine delle gole, molto pittoresco con le canoe che passano sotto. A Vallon Pont d’Arc ci fermiamo a mangiare, insalate e tartine dell’Ardeche, nonché pesce di fiume. Risaliamo un po’ appesantiti e riprendiamo il percorso verso ovest, D579, D111, D901 fino ad arrivare a Les Vans.
Qui ci aspetta un altro tratto di strada meravigliosa, fino a Villefort, 23km di pista in mezzo ai boschi, qui entriamo nella regione della Linguadoca-Rossiglione, prima nel dipartimento del Gard e poi in quello del Lozere, tra una piega e l’altra, uno spasso ‘formidable’. A Villefort prendiamo la D906 verso sud e, dopo Genolhac prendiamo la D998, che dopo circa 50km, arriva a Florac, luogo del nostro prossimo pernottamento. La strada è asfalta male e molto stretta, però completamente immersa nella vegetazione, oltretutto è sera e siamo piuttosto stanchi, ce la facciamo ad andatura molto tranquilla. Arrviviamo a Florac e ci fermiamo in centro alla ricerca di un albergo, ci sono 18° che sommati alla stanchezza fanno un miscuglio pericoloso. Siamo fortunati perché all’entrata del paese c’è un albergo a tre stelle che ha delle camere.
Purtroppo la signora alla reception parla solo francese ed è totalmente rincoglionita, fa un casino, sbaglia a darci le camere, una era occupata, e così via. Alla fine comunque si scopre che una camera per i nostri amici c’è, e c’è anche una doppia per noi, per essere un tre stelle comunque i prezzi sono bassi, la nostra camera viene 28€! Ci sistemiamo ed andiamo a cenare in paese, come al solito prima di mezzanotte non si va a dormire.

Percorso

FLORAC

PONT D’ARC

GOLE ARDECHE

14 Agosto ( 338 km)

Ci alziamo di buon mattino e facciamo colazione, il cielo è sereno e ci sono 15°, praticamente il nostro inverno! Ci prepariamo, e riprendiamo la strada, saliamo a nord per la N106, che lasciamo dopo qualche km per entrare nelle gole del Tarn a sx, lungo la D907. C’è un po’ di traffico, ma il posto vale la pena di essere visitato. Le gole sono ancora piuttosto larghe, c’è abbondanza di acqua e il fiume è costellato da paesini arroccati molto belli, chissà se ancora abitati. Arriviamo a StEnimie, dove sostiamo un po’, è stracolmo di gente, molti motociclisti e camperisti, però non notiamo stranieri, ma solo francesi. Riprendiamo il percorso, sempre seguendo la D907, per 45km fino a la Rozier, le gole sono ora più strette e più belle. A la Roziere deviamo a sx per la D996, che entra nelle gole de la Jonte, sono circa le 14, e non a caso ho scelto quest’ora per passare da queste parti. Leggendo le informazioni sulla zona, durante il tristo inverno italico, ho scoperto che qui c’è stata un’operazione di reintroduzione di avvoltoi, Grifoni per l’esattezza, che ha dato ottimi frutti, c’è un posto di osservazione proprio qui. Conoscendo le loro abitudini, sò che aspettano le correnti ascensionali che si formano in tarda mattinata, quando l’aria si scalda e conseguentemente sale, creando così le correnti che questi uccelli veleggiatori (i francesi lo chiamano Vautour Fauve) usano per salire in quota. Ergo quale migliore momento se non le 14 per osservarli, infatti arriviamo in zona e se ne osservano molti, molto in alto, ma so dove andare a beccarli più tardi. Ho con me un binocolo nella borsa serbatoio, e li osservo a lungo. C’e nelle vicinanze un piccolo museo che parla di questi animali e delle attività di reintroduzione, ci vado ed entro, molto interessante, sono descritti i tentativi, non tutti andati a buon fine, di reintroduzione di questa specie. Ci sono anche dei potenti cannocchiali a disposizione che permettono di vederli benissimo. C’è addirittura descritto l’albero genealogico degli individui che hanno usato per la reintroduzione. Lo so che mi sto dilungando, ma sono appassionato e quindi chi non è interessato può saltare questa parte. Dicevo l’albero genealogico, infatti la prima coppia che si è riprodotta in cattività è stata quella formata da Victor ed Emile, mentre tra quelli reintrodotti, la prima coppia a riprodursi in libertà è stata quella formata da Alexis e Boutet, che negli anni, hanno prodotto una prole di sei pullus, Hopi, Jojo, Kiowa, Lanuejols, Norbert e Ovni. Da qui si è sviluppata la popolazione ora residente in questa zona. In questo i francesi
ci sanno fare, sia scientificamente per la salvaguardia dell’ambiente, sia ricavandone degli introiti per autofinanziarsi, senz’altro un esempio da seguire. Finita la visita, torno nel mondo degli umani, Ema mi ha aspettato paziententemente, molto tempo, lo riconosco, ma sono venuto qui anche per per loro, quindi ci ho messo un po’. Seguiamo ancora le gole de la Jonte fino a Meyrueis, dove ci fermiamo a pranzare. Da qui saliamo sull’altipiano prendendo la D986, lo spettacolo verso le gole de la Jonte è bellissimo, arriviamo su, nel cosiddetto Causse Mejean, causse significa altipiano. Una distesa a perdita d’occhio, brulla, assolata, e dopo qualche km osservo dei Grifoni. Mi avvicino, li conto, sono una trentina, si abbassano sempre di più, le loro ombre sull’asfalto fanno una certa impressione, se si considera che possono raggiungere un’apertura alare di 2,7 metri, ci si può fare un’idea. Evidentemente lì vicino ci deve essere una carogna di qualche animale, loro unica alimentazione, quindi si abbassano e posso osservarli da vicinissimo, uno spettacolo. Proseguo lungo il causse, prendo a dx la D16 con l’intenzione di tornare a Florac, ma la strada è strettissima e molto sporca, quindi torno indietro e riscendo a Meyrueis. Qui la D986 gira intorno al massiccio del Mont Aigoual, per una 70ina di km. Salendo sul massiccio incontriamo un asfalto veramente pessimo, al limite dello sterrato, forse sono in corso dei lavori, per questo andiamo pianissimo, passiamo vicino a delle cascate molto belle con grotte visitabili, si chiamano Abime de Bramabiau. Proseguiamo e l’asfalto migliora, ci sono fitte foreste, arriviamo in cima al monte (1567 mt) dove c’è un osservatorio meteorologico di Meteo France. Scendiamo dal monte e puntiamo vero Florac. Cinque km prima di arrivarci, prendiamo a dx la D983, altro numero da tenere a mente, perché qui inizia la cosiddetta Corniche de Cevennes, una strada che andrebbe fatta più volte, per il panorama che ci si presenta e per l’asfalto e le curve che si susseguono per molti km, sempre rimanendo in quota, una vera meraviglia, fino a St Hippolyte. Qui deviamo verso ovest ed arriviamo a Ganges, dove decidiamo di fermarci per la notte, gli alberghi sono quasi tutti pieni, fortunatamente alla fine ne becchiamo uno, a conduzione familiare, con 31€ a testa, ceniamo, dormiamo in una doppia con bagno e facciamo colazione la mattina dopo, naturalmente le nostre moto sono in garage!

Percorso

GOLE DEL TARN

VERSO MONT AIGOUAL

CORNICHE DE CEVENNES

15 Agosto (261 km)

Mattina di ferragosto, freschi e rifocillati inforchiamo nuovamente le nostre amate e prendiamo verso nord la D999, a Le Vigan prendiamo a sx la D48, verso sud, a Rougues deviamo a dx per la D158, ed arriviamo al celeberrimo Cirque de Navacelles. La strada arriva dall’alto e la vista che si presenta al Belvedere de Blandas è veramente unica. Il Cirque è un profondo cratere roccioso dove in fondo c’è un paesino, Navacelles, corre lungo il confine amministrativo dei dipartimenti del Gard a nord e di quello dell’Herault a sud. Non so quali siano le origini geologiche di questa zona, però non ho mai visto niente di simile. Scendiamo verso il fondo del cratere, l’asfalto è buono, ma i tornanti molto stretti, bisogna usare prudenza, arrivati in paese risaliamo nuovamente, qui la strada è veramente brutta, ripidissima e completamente coperta di brecciolino, fortunatamente la facciamo nel verso giusto, credo che farla in discesa sarebbe pericolosissima. Raggiungiamo St Maurice Navacelles con la D130, qui a dx prendiamo la D25, ci troviamo sul lato sud del famoso Causse de Larzac, giungiamo a Lodeye. Qui prendiamo la D902 che gira intorno al massiccio dell’Orb, molto stretta e male asfaltata. Arriviamo a Ceilhes, prendiamo a sud per la D8, costeggiamo un lago artificiale, qui la strada è tornata percorribile, bell’asfalto e curve strette. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante proprio sul fiume Orb, molto caratteristico. Il tempo non promette nulla di buono, riprendiamo la nostra strada verso sud, a Bedarieux prendiamo la D908 verso ovest, dopo poco entriamo nel dipartimento dell’Aude, terra catara di cui parleremo più avanti. Fino a Carcassone niente da segnalare se non un peggioramento del tempo, senza pioggia. Iniziamo a cercare un albergo, comincia a piovere insistentemente, gli alberghi sono tutti pieni, dopo un paio d’ore a cercare invano, un albergo, quando sente che siamo cinque persone, pensa ad un residence, mi da il numero, telefono e c’è posto. Si trova proprio sotto le mura della città antica, è un residence 4 stelle, i prezzi però sono abbordabili, l’appartamento per 4 persone costa 135€ e quello per due 95€, è il posto dove abbiamo speso di più, ma alternative non ce ne sono. Gli appartamentì sono muniti di tutti i confort, compreso un angolo cottura, sotto c’è un garage dove mettere al riparo le moto. Ceniamo insieme nell’appartamento più grande, i nostri amici si erano fermati a comprare qualcosa da mangiare proprio per cenare insieme ed evitare il diluvio che sta facendo fuori. La dispensa propone, due tipi di fegato d’oca, salame al formaggio, quattro diversi formaggi, vari tipi di pane e, dulcis in fundo tre bottiglie di ottimo vino, di cui una di Chateau neauf da leccarsi i baffi. Ceniamo con gusto, certo non è quella che si dice una cena leggera, ma per una volta si può fare, il maalox è sempre con noi, dovesse servire.

Percorso

FIUME ORB

CIRQUE DE NAVACELLES

16 Agosto (0 km)

Giornata dedicata alla visita di Carcassonne. E’ molto conosciuta perché rappresenta un esempio unico di città medievale, esattamente com’era intorno al 1200, naturalmente non ho nessuna intenzione di sostituirmi ad una guida touring, ma voglio fare degli accenni alle cose che più mi hanno colpito. Un luogo comune vuole che sia stata completamente ricostruita, invece, nella realtà, è stata ricostruita solo la parte superiore delle forticazioni e delle mura, nonché le tipiche coperture color ardesia, fatte a cono rovesciato. L’artefice di questa ricostruzione è il grandissimo Eugene Viollet-le-duc, architetto vissuto nel 1800 che ha dedicato la vita intera a quest’opera. E’ consigliabile una visita al castello comtale, sia per vederlo da vicino, sia per vedere i meravigliosi disegni dello stesso le Duc, che ci descrivono in dettaglio come erano gli esterni e gli interni della città ai suoi tempi, nonché tutti i suoi progetti particolareggiati. All’interno della città ci sono solo negozi e frotte di turisti, molti dei quali italiani. E’ l’unico posto dove ci fanno pranzare alle quattro del pomeriggio, due di noi hanno il coraggio di prendere una cassoulet (più o meno si chiama così), piatto di origine catara, una specie di zuppa di fagioli bianchi, con molti tipi di carne dentro, molto piccante, io opto per una tradizionale insalata. I coraggiosi avranno degli effetti collaterali poco piacevoli, più che evocativi….evacuativi! Da vedere anche la cattedrale di Saint Nazaire, dove tra le cose interessanti c’è un organo del 1500, la guida dice testualmente “si fa notare che si possono suonare solo brani classici”, io dico, “se suono i pink floyd, s’incazzano?”, no, semplicemente è un organo positivo, e mi viene spiegato che a quei tempi le partiture erano diverse da quelle moderne, quindi gli organi venivano costruiti per suonare quel tipo di partiture, suonare qualcosa di moderno darebbe dei risultati imprevedibili, senz’altro lontani dalla musica scritta. La giornata passa così, fortunatamente il tempo ci ha risparmiato e non ha fatto una goccia d’acqua. Cena in appartamento con the e pasticcini, il pranzo ancora si fa sentire. A mezzanotte usciamo per fare delle foto alle mura illuminate, chissà se il risultato si avvicina allo spettacolo che percepiscono i nostri occhi.

CARCASSONNE

17 Agosto (268 km)

Ci alziamo con qualche apprensione per il tempo, ma ci sembra buono, passiamo la mattinata in un internet point, a cercare un posto sul traghetto da Barcellona a Civitavecchia per i nostri amici, ma non ne troviamo, quindi faremo un tratto insieme e poi dovremo salutarci, loro proseguiranno per l’Italia, via terra. Partiamo e puntiamo decisamente verso sud, lungo la D118, chiamata La Route du Pays Catare, che corre lungo campagne verdissime coltivate a vitigni e colline incappucciate di fitte foreste. Dicevo terra catara, dai catari che nel medioevo erano diffusi in questa zona, comprendente i primi contrafforti dei Pirenei a sud e l’alta Garonna e l’Herault a nord. Erano cristiani dualistici che la vedevano un po’ a modo loro, riconoscevano solo il sacramento del battesimo e molte altre cose, furono per questo dichiarati eretici e papa Innocenzo III, incazzatissimo, nel 1209 indisse una crociata contro di loro, la famosa crociata contro gli albigesi (venivano anche così chiamati perché erano concentrati ad Albì). Vabbè era solo per introdurre, chi vuole può approfondire questa parte di storia medievale, molto interessante. Questa terra quindi è stato teatro di incredibili massacri, sanguinose guerre ed assedi, solo nella città di Beziers, in quell’anno furono uccise ventimila persone. Troviamo rovine e castelli diroccati sparsi per il territorio, villaggi e paesi che, pur molto diversi da allora, mantengono intatto il loro fascino ed il loro potere evocativo, per questo soffermarsi a riflettere non è una mera perdita di tempo. Arriviamo a Couiza, pranziamo in un ristorante dove incontriamo otto italiani. Finito di mangiare, decidiamo di dividerci, Ema preferisce non fare tardi ed arrivare in Andorra presto, quindi decide di seguire l’itinerario stabilito, e cioè raggiungere Andorra via D613 e poi N20, noi saliremo al paese di Rennes-le-Chateau per poi arrivare al Mont Segur. Non nascondo che sono preoccupato a lasciarla andare da sola, passare dei passi piuttosto alti e arrivare ai Pirenei fino ad Andorra non è uno scherzo, ma ormai è in grado di cavarsela ampiamente da sola, un motociclista è tale per quello che sa fare, maschio o femmina che sia, comunque non ci allontaneremo molto e siamo sempre in contatto. Probabilmente a molti il nome di Rennes-le-Chateau dirà poco, invece è molto conosciuto agli appassionati di misteri, intorno ad esso sono stati scritti circa trecento libri, io ne ho letto solo uno, ma mi ha affascinato, e siccome passavamo da queste parti, ci siamo andati. Racconto brevemente di che si tratta. Siamo negli ultimi anni del 1800, Rennes, a quel tempo, era un paese poverissimo, dove gli abitanti tiravano avanti a stento. Viene mandato un nuovo parroco, tale Sauniere, che qui si stabilisce. Dopo qualche anno, il prete comincia a fare delle spese ingenti, comincia a restaurare la decrepita chiesa, costruisce una biblioteca a forma di torre, Torre Magdala, costruisce una villa, Villa Betania, e fa altre spese ancora. Si è calcolato che abbia speso qualcosa come 190.000 franchi, l’equivalente odierno di parecchi milioni di euro. Da questi fatti sorge spontanea una domanda “dove ha preso quei soldi?”. E qui è successo di tutto, a cominciare dal Sacro Graal al tesoro di Gerusalemme, a quello dei Catari a quello dei Templari per arrivare fino all’immancabile ‘patto col diavolo’. Insomma c’è né per tutti i gusti. Prove certe non ce ne sono, ogni autore dice la sua, io ci sono voluto andare per curiosità. La villa e la torre sono ancora perfettamente conservate, la chiesa è qualcosa di inquietante, sull’ entrata c’è scritto “Terribilis Est Locus Iste”, appena entri c’è un’acquasantiera sorretta da un diavolo che ti guarda ingrugnito, tutte le sculture interne, rappresentanti varie scene sacre, sono coloratissime, sembrano quelle simili ai nani da giardino che si comprano in ferramenta. Insomma da evitare. Prima di morire si racconta che il parroco chiamò il confessore e che questi uscì dalla stanza inorridito, lo stesso la perpetua che si dice fosse al corrente del segreto è morta senza lasciar trapelare nulla. Di certo c’è che quel posto, inserito in quella zona, fa un certo effetto. Scendiamo dal paese e prendiamo la D118 fino a Quillan, quindi deviamo per la D117, entriamo nella regione dei Midi-Pyrenees, dipartimento dell’Ariege, fino a Belesta, dove la D9 ci porta fino al Mont Segur. Su questo picco di 1200 mt di altezza si trovano le rovine del castello di Mont Segur, dove si rifugiarono circa cinquecento catari, con il loro tesoro, che furono annientati nel 1244. Poco prima si racconta che due di essi fossero riusciti ad evitare l’assedio e a nascondere il tesoro in una grotta nelle vicinanze. Rimane poco di quella costruzione, solo le mura esterne e poco altro, ma è un luogo storico molto importante. Purtroppo è l’ora di salutare gli amici, viandanti che hanno condiviso con noi questa vacanza, loro si dirigeranno verso est e poi su fino in Italia, io devo raggiungere la mia fanciulla in Andorra, ed è già quasi sera. Preso commiato, ritorno sulla D17, e poi faccio la N20, a grande velocità, fino a Ax-les-thermes, da qui la stessa N20 arriva in Andorra, i Pirenei sono davanti a me, in verità scuri e minacciosi. Dopo qualche km i segni del cattivo tempo diventano inequivocabili, c’è molto vento, e in direzione delle montagne si vede nebbiolina, segno di pioggia. Mi arriva un sms di Ema, dice che ha superato il passo un paio d’ore prima col nevischio! Vabbè doveva succedere, anche perché fino ad ora non ne abbiamo quasi presa per nulla di acqua e bisognerà pur testare le attrezzature. Così mi metto l’imbottitura invernale, indosso l’antipioggia, giacca e pantaloni, copro la borsa serbatoio e parto. La temperatura comincia a scendere, inizia a piovere. In senso inverso c’è un traffico notevole, scoprirò dopo che sono i francesi che vanno a mettere benzina nel Principato di Andorra, tax-free, e che poi ritornano in patria. La strada sale, fortunatamente è ben asfaltata e larga, ma la pioggia diventa battente, se penso che solo alle 14, a Couiza c’erano 32°! Faccio parecchi km di salita poco prima del passo vedo le segnalazioni di un tunnel, quasi non ci credo per la contentezza, ci arrivo e l’imbocco a fionda, è lungo 2800mt e mi evita di fare il passo (2408 mt!) dove di sicuro sta nevicando, visto che già qui una parte delle gocce che si spiaccicano sul cupolino lasciano tracce di ghiaccio. Passo il confine ed entro in Andorra, Ema mi ha indicato l’indirizzo dell’albergo che ha trovato (great), ci sono però ancora una 30ina di km e continua a piovere, arrivo in Andorra La Vella (cioè La Vecchia), verso le 20, l’acqua scende a catinelle, a occhio ci saranno 2/3 gradi, in poche ore ho subito un salto termico di trenta gradi, certo il mio primo impatto con i Pirenei, poteva andare meglio! La città è piena di negozi, di tutti i tipi, visto che è esente da tasse, tutti a fare acquisti. Riesco a trovare l ’albergo, metto la moto in garage e sono in stanza, è una fortuna arrivare così e trovare pronta la camera, la stanza ci costa 44€. Usciamo a cenare e poi dritto a letto sperando in un miglioramento del tempo per l’indomani.

Percorso

RENNES LE CHATEAU – TORRE MAGDALA

MONT SEGUR

18 Agosto (247 km)

Siamo svegliati da un sole bellissimo, il cielo è completamente sereno, è incredibile come il tempo possa cambiare così tanto in poco tempo, forse i Pirenei fanno così. Ema ha preso l’albergo in una zona dove ci sono esclusivamente negozi di accessori per moto. Ce ne sono di tutti i tipi ed i prezzi sono ottimi, per uno Schubert c2 mi chiedono 370€, fortunatamente dobbiamo raggiungere Barcellona e non abbiamo tempo da perdere, altrimenti la mia carta di credito si sarebbe consumata, con risultati disastrosi sul mio conto in banca. Ripartiamo, facciamo il pieno dato il basso prezzo della benzina, e visto che il tempo è bello, risaliamo e raggiungiamo il passo, Ema ci è passata la sera prima, e anche se il tempo non era ancora così brutto, non se lo era goduto comunque. Si chiama Port d’Envalira e arriva a 2408mt, non male. Ci godiamo il bellissimo panorama e l’aria frizzante, facciamo qualche foto e scendiamo nuovamente verso la Francia, N22, dopo qualche km prendiamo la N320 e passiamo il Col de Puymorens (1920mt ), la strada arriva a Puigcerdà, dove entriamo in Spagna, in Catalogna. Scendiamo per la N260 e attraversiamo la Serra de Cadì utilizzando una galleria molto lunga, il Tunnel de Cadì. La strada scende a sud, fino al Montserrat. Qui la strada si divide in due, per Barcellona nord o Barcellona sud, chi va verso il porto deve prendere la direzione per Barcellona sud, è quello che facciamo. Arriviamo al porto verso le 16, facciamo i biglietti e poi ci sediamo per un’oretta in un bar in attesa dell’imbarco. Certo Barcellona meriterebbe ben altra attenzione, per questa volta però, non abbiamo neanche mezza giornata da dedicargli. Torniamo al porto e ci accodiamo per salire, ci sono naturalmente molti motociclisti, di varie nazionalità, compresi molti italiani (visto che il traghetto va a Civitavecchia). Due di loro, di Perugia, con due Triumph st, si avvicinano e ammirano la mia CBF, soprattutto le borse rigide, mi chiedono informazioni e ci facciamo una bella chiacchierata che ci fa dimenticare l’attesa. Alle 18 circa imbarchiamo, le rampe sono molto ben fatte, una volta entrati nel traghetto dobbiamo farne un’altra che ci porta al piano superiore, Ema mi segue ed arriva incolume, nonostante il fondo viscido! Ci fissano le moto, saliamo in nave ed entriamo in cabina, è da 4 posti, ma siamo solo in due, ha il bagno interno. La nave parte con un’ora di ritardo, il viaggio va benissimo visto che il mare è praticamente piatto, arriviamo a Civitavecchia alle 15 del giorno dopo, riposatissimi, la cabina in traghetto è una vera manna.

Percorso

PIRENEI

PORT D’ENVALIRA

19 Agosto (172 km)

Il tempo a Civitavecchia è bruttissimo, non piove, ma c’è molta umidità e fa caldo, usciamo dal traghetto con le moto, ormai Ema ha superato anche questo problema, e rientriamo a Roma. La vacanza è finita, ma è stata molto intensa ed ognuno ha riportato la propria moto e la propria persona a casa, senza nessun danno, non è poco. Abbiamo fatto il viaggio che volevamo e visto cose interessanti.

TRAGHETTO

Qualche considerazione finale. Come al solito in Francia ci siamo trovati benissimo, tutti molto gentili e ovunque prezzi abbordabili, molto inferiori a quelli Italiani. Da fare attenzione alle pompe di benzina, sono molto rare, per cui quando se ne trova una, bisogna approfittarne. Altra cosa sono i ristoranti, a pranzo si mangia fino alle 13,30, 14:00 al massimo, non un minuto di più, lo stesso la sera, in molti ristoranti la cucina chiude dopo le 21:30, e comunque non oltre le 22:00, per questo attenzioni agli orari, i cuochi in Francia sono inflessibili.
Qualche riga anche sulla mia moto, che portavo in viaggio per la prima volta. Sono molto soddisfatto, gran motore, sempre in 5a/6a, senza problemi, abbiamo percorso circa 3200 km in ogni condizione di tempo e asfalto, si è sempre comportata egregiamente, bella ciclistica e ottima maneggevolezza, ha consumato 180lt di carburante, che equivalgono ad una percorrenza di circa 18km/lt. Le borse rigide hanno tenuto bene, sotto l’acqua battente dei Pirenei hanno fatto passare solo qualche goccia, a proposito delle borse rigide, le borse interne si sono rivelate molto utili, non ho mai staccato le valigie rigide, ho usato sempre e solo quelle interne.
Passiamo ai difetti riscontrati: una forte vibrazione sulla plastica della parte sinistra del cruscotto, tra i 2500 e i 3000 giri, molto fastidiosa, che però è stato già eliminato con il tagliando appena effettuato, inserendo uno spessore adesivo di plastica all’interno. Poi la sella, non è così comoda come la vorrei e oltre i 130km/h vibra non poco, ho già contattato la Bagster per farmela imbottire e inserire il gel antivibrazioni, lavoro che farò quest’inverno dato che starò un mese senza sella.

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